martedì 8 gennaio 2013

CAPITANO ULTIMO - LA VERGOGNA DI UN PROCESSO


assolto il capitano ultimo!
3 febbraio 2006: la 3^ sezione del Tribunale di Palermo assolve il capitano perchè "il fatto non costituisce reato". Con questa - sentenza - divenuta irrevocabile l' 11 luglio 2006, viene respinto l' agguato giornalistico-giudiziario amato da RIINA Salvatore e dai suoi alleati.

Ma chi è il P.M. Antonio Ingroia?

Mentre con parole di fuoco intimava ad ultimo di chiedere scusa al popolo italiano,
in un' altra aula del tribunale di Palermo scorrevano le intercettazioni telefoniche
nelle quali chiedeva al fiancheggiatore di Bernardo Provenzano, Aiello Michele,
di ristrutturare l' abitazione del padre ed altre prestazioni varie.

-Leggi la sentenza  http://www.capitanoultimo.it/d/ingroia.htm


IL FOGLIO 27 SETTEMBRE 2004
In esclusiva per noi, le strane abitudini della gente per bene

Può un pm parlare al telefono con un mafioso che gli ristruttura la casa?
Il dottore INGROIA l'ha fatto
Il pubblico accusatore di Dell'Utri vittima di un'intercettazione che lo descrive
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SCENE DAL DOPPIO GIOCO DEL COLLABORATORE E AMICO DEL MAGISTRATO
Palermo. Chi sarà mai questo Professore? Nel brogliaccio in cui prendono appunti sulle telefonate intercettate, i carabinieri del Nucleo operativo di Palermo annotano diligenti che Ciuro Giuseppe parla, il 28 febbraio del 2003, alle ore 9.36, con Aiello Michele, e che gli parla anche dei lavori in corso in quel di Calatafimi, provincia di Trapani, "in una casa di 'u Professore'". Annotano che "Michele dice che i lavori per ora sono fermi perché vuole farli fare a persone di sua fiducia" e Pippo Ciuro, poliziotto e spia della mafia, risponde "aspetta che te lo passo, ché il Professore è qui con me". Ed ecco che il telefonino intercettato passa al Professore, e il Professore parla con Aiello di questi benedetti lavori di ristrutturazione. Chiede a che punto sono, si informa delle mattonelle, di tramezzi, muri, i colori. Chiede delucidazioni sui tempi di consegna e di completamento, ricorda di aver chiesto un primo conto, perché il padre - proprietario della masseria - ha ricevuto un finanziamento della legge per il terremoto del Belice e l'ingegnere Aiello lo rassicura: stia tranquillo dottore, ci pensiamo noi, arrivederla, arrivederla.
Dottore? Ma non era Professore? I carabinieri, usi a obbedir tacendo, annotano con cura, senza capire. O fingendo di non capire. Poi presentano il brogliaccio ai superiori e la cosa finisce in procura, tra le mani dei magistrati inquirenti. I quali invece sanno benissimo chi è il Professore. E' Ingroia Antonio, il magistrato con cui Ciuro lavora da nove anni fianco a fianco - a palazzo di giustizia li chiamano i "puri e ciuri" - al processo contro Marcello Dell'Utri. Ciuro, maresciallo della Dia, è una talpa. E assieme al suo compare Giorgio Riolo, maresciallo dei carabinieri distaccato al Ros, vende informazioni riservate al suo amico Michele Aiello, imprenditore di Bagheria, proprietario di cliniche e di imprese edili, indagato per mafia e indicato dal pentito Nino Giuffrè, detto Manuzza, addirittura come il prestanome di Bernardo Provenzano. Ma i traditori, come si sa, sono stati scoperti da altri pm, Giuseppe Pignatone, Maurizio De Lucia, Michele Prestipino, Nino Di Matteo, meno gettonati e meno noti e qualcuno pure molto inviso a Ingroia. Quando l'indagine sui venditori di antimafia arriverà al punto di non ritorno e si preparareranno i mandati di cattura, il Professore verrà comunque avvertito di stare bene attento ai doppi giochi di Ciuro, ma anche pregato di non fargli capire nulla. C'è un problemino, però: il traditore, prima di essere scoperto, ha procurato al magistrato, che chiama amichevolmente "il Professore", l'impresa che sta ristrutturando il vecchio casolare di Calatafimi: e l'impresa è proprio quella di Aiello, il mafioso in doppiopetto. Ingroia è costretto a fare buon viso a cattivo gioco e a parlare di mattonelle e tramezzi con un mafioso, lui che i mafiosi (come Dell'Utri) normalmente li processa.
Una ragnatela ammaliante
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Doveva essere una ragnatela ammaliante, oltre che appiccicosa, quella di Michele Aiello. Non solo perché l'ingegnere era in grado di risolvere con le sue aziende qualsiasi problema edilizio, come quello di Ingroia: è bastata la raccomandazione di Ciuro e una squadra di operai raggiunse in quattro e quattr'otto Calatafimi. Ma anche perché, con la sua modernissima clinica "Villa Santa Teresa", Aiello era in grado di rispondere a qualsiasi problema di diagnosi e di salute. Ed ecco così un altro puro e duro dell'antimafia militante, come l'onorevole Lillo Speziale, diessino, capogruppo del suo partito all'Assemblea regionale siciliana, dimostrare grande confidenza con Aiello, che lo chiama al telefono. "Uè, Michè come va? Oggi alle quattro ti mando l'ex presidente della Regione… Al ginocchio dell'onorevole ci tengo particolarmente, perché quando lui è stabile sui piedi ragiona meglio…". Ride, si autocompiace della battuta, poi precisa: "Non ragiona con le ginocchia, neanche con i piedi, però quando è stabile Capodicasa ragiona meglio…". E' il 19 febbraio del 2003 e altri carabinieri annoteranno diligenti che l'indomani l'ex presidente diessino della Regione (l'unico ex comunista ad aver guidato l'amministrazione siciliana, oggi presieduta da Totò Cuffaro), vestito con un cappotto scuro, va nella clinica di Michele Aiello a fare una risonanza magnetica. Nel corso della telefonata annoteranno anche, i militari, segnandola in grassetto, una battuta di Speziale: "Poi io e te dobbiamo parlare di un paio di cosette che abbiamo in sospeso…". Ci vanno pure magistrati, gli telefonano politici di ogni colore, ad Aiello. Dice il carabiniere Giorgio Riolo, la talpa numero due, "sapevo pure che si sentiva persino con la segreteria di Lumia…". Lumia?, chiedono i pm allibiti. "Lumia, Lumia", conferma Riolo: "Infatti io una volta mi sono trovato lì e lui, Aiello, ha chiamato la segreteria, non so con chi parlava, però mi diceva: questa era la segreteria di Lumia; e quando io so che Lumia ex presidente non so di che cosa sia all'Antimafia, io non potevo mai credere a tutte queste stupidaggini, al fatto insomma che lui fosse un mafioso". Annotano diligenti i carabinieri addetti alle intercettazioni, che effettivamente la segreteria dell'onorevole diessino Giuseppe Lumia, ex presidente della commissione parlamentare Antimafia, aveva preso contatti con Aiello, per informarsi della situazione ed eventualmente presentare un'interrogazione sul blocco dei pagamenti alla clinica, da parte dell'Asl. Cosa che avevano già fatto, in Sicilia, i deputati dei ds Domenico Giannopolo e della Margherita Andrea Zangara… Lumia poi l'interpellanza non la presentò più… E poi c'era pure Zangara, bagherese, che andava a trovare Aiello con Pino Fricano, sindaco ulivista di Bagheria. E Ciuro che in aula, nella requisitoria del processo Dell'Utri, i pm hanno mostrato quasi di disconoscere? "Si è parlato in maniera ignobile del ruolo ricoperto da Ciuro in questo processo, si è detto che aveva avuto un posto riservato tra gli scranni di quest'aula, posto rimasto vuoto dopo il suo arresto", ha puntualizzato il 3 maggio, indignato, il pm Domenico Gozzo, per ribattere a una lettera con la quale Marcello Dell'Utri chiedeva a Ingroia con quale coerenza potesse mai portare avanti un processo per mafia, le cui indagini erano state affidate a un maresciallo accusato di mafia. Chi potrà mai dimenticare infatti che il maresciallo Ciuro - era il 26 novembre del 2002 - si scapicollò, con un braccio ingessato, fino a Palazzo Chigi, per partecipare - naturalmente in coppia con il Professore - all'interrogatorio di Berlusconi Silvio, nato a Milano il 29 settembre 1936, indagato di reato connesso? E chi potrà mai ignorare che il povero Ciuro aveva firmato da solo l'informativa sul nominato Berlusconi Silvio, già generalizzato in atti. Che ingrati, certi magistrati. Ora pigliano le distanze, ma lui, il maresciallo più amato della procura antimafia - era l'estate del 2003 - si spendeva anche per la causa comune. Così almeno diceva, civettando, il 22 agosto del 2003, con la bellissima collega Brigida. Ascoltiamo. "Gli ho detto ad Antonio: facciamo il trasloco. E lunedì facciamo il trasloco", esordisce Ciuro, impennacchiandosi come un gallo cedrone. Antonio è sempre lui, Ingroia, l'altro "puro e ciuro". I due non dividono solo la stanza dell'ufficio, al secondo piano del palazzo di giustizia, hanno pure le villette a mare vicinissime, una accanto all'altra. "Avete finito quella cosa", chiede ansiosa Brigida. Quella cosa è la requisitoria del processo Dell'Utri. "Ancora no, ma una buona botta gliela abbiamo data, sai Brigida… Buona sta venendo… Quella seccatura di Forza Italia ce l'abbiamo tolta tutta, ora c'è il problema delle dichiarazioni, che è la parte più rognosa, non dobbiamo dare il fianco alla difesa, se no quelli ci fanno nuovi… E poi hai visto il giornale oggi? Le dichiarazioni di Giuffrè, che dice che prima delle stragi ci sono stati dei contatti con imprenditori… ma questa è la vecchia strategia, la vecchia teoria di quello che abbiamo fatto noi nel sistema criminale, dei mandanti esterni, diciamo… Ora questo Giuffrè o parla a rate o aveva parlato prima e noialtri che siamo i titolari del processo non l'abbiamo saputo… Lo apprendiamo adesso dai giornali…".
Ma non è tutto
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Ma non è tutto. Qualche giorno dopo, parlando con la segretaria di Guido Lo Forte, Margherita Pellerano, che cercava una raccomandazione per il marito da Totò Cuffaro, Ciuro non sa più contenere la propria spavalderia. Si sente attore e regista di tutte le questioni che attraversano palazzo di giustizia. "Ma lunedì c'è riunione per quella storia?", chiede Ciuro. La storia è la questione della Direzione antimafia, dalla quale devono uscire Lo Forte e Roberto Scarpinato, l'altro pubblico ministero del processo contro Giulio Andreotti. Il coordinamento di Palermo deve passare a Pignatone, l'odiato (da Lo Forte, Scarpinato, Ingroia) Pignatone. "Pare che farà il coordinatore di tutta Palermo", annota sprezzante Ciuro. E la Pellerano: "Non lo sappiamo ancora… ci sono tutti i cosi i rumpere", ci sono cose da rompere, "se questo succede veramente l'inferno ci sarà". Previsione azzeccata: il tentativo di rivolta ci fu, ma fallì miseramente. Ciuro si sente ormai il padrone delle terre. Come i vecchi campieri del feudo che a forza di parlare a nome dei baroni, erano riusciti a spodestare i baroni. Ma ha voluto strafare ed è finito in galera. Chi si ricorderà di lui? Gozzo, al processo Dell'Utri, ha detto che non contava niente: " 'n'aranci 'i terra". Un'arancia caduta dall'albero, un'arancia da terra appunto, da raccogliere coi piedi. Ma il Professore? Che cosa dirà di lui il Professore quando verrà il giorno del processo? Gli darà un'altra calcagnata come si fa con l'"aranci 'n terra"?

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