IL NIKKE (DRACKER) E' ANCHE COSI...



Questi racconti  non hanno la pretesa di sembrare né un libro né una raccolta con intenti intellettuali, ma semplicemente la voglia di far conoscere a tutti gli amici, anche più giovani chi era il Nikke.
Il Nikke, fra i duemila e più ospiti delle varie case di accoglienza del collegio, era un pò il personaggio da imitare.
La notorietà era dovuta principalmente al fatto che era la stella calcistica del collegio. Tanto era bravo quanto scapestrato. Se avesse avuto un carattere meno indipendente sarebbe arrivato tranquillamente alla serie A.
Ma era anche quello sempre pronto a trovare soluzione repentine a ciascun problema, a doversi sentire sempre disponibile verso tutti, l’amore per le donne e le battute fulminanti e le burle pensate e messe in atto nel giro di poche ore.
La voglia di documentarle è venuta durante i nostri raduni annuali (il raduno dei peones) dove immancabilmente, che sia presente o assente, i ricordi cadono sempre immancabilmente sul Nikke.
Cosi ognuno che ha un ricordo da raccontare lo invia a me e io lo pubblico tal quale sul blog del Nikke che a questa richiesta di ospitalità ha semplicemente risposto ..bha!
I racconti non saranno in ordine temporale ma saranno pubblicati in ordine di arrivo, visto che chi lo leggerà sa bene il periodo dove collocarlo.
Coloro che leggeranno e che non hanno vissuto in questa grande comunità troveranno forse infantili i racconti e forse pure incomprensibili e non troppo spiritosi, ma per noi sono uno spaccato di vita, innestato in periodi non sempre allegri ma che hanno cementato una amicizia unica e solidale.

I RACCONTI SARANNO PUBBLICATI APPENA ARRIVERANNO, PRONTI DA PUBBLICARE COSI COME SONO STATI INVIATI.
ORAZIO DETTO SANDO KAN (per come giocavo a pallone)


10 FEBBRAIO 2014
PUBBLICHIAMO LA TESTIMONIANZA DI GIO', DETTO ANCHE IL BRACCIO DESTRO DEL NIKKE, CHE RINGRAZIO

  
SALVE,
sono GIO’ uno del trio dei peones che ha seguito nel bene e nel male il percorso di nikke fino al giorno del matrimonio, giorno in cui, fino all’entrata in chiesa, andava ripetendo a se stesso ad alta voce “ ma se andassi a pescare? “. Ma questa è un’altra storia.

Era un anno da dimenticare, infatti invece che andare in vacanza in montagna come sempre, per una delle solite punizioni, ci avevano sbattuto al mare. Già il pensiero di vedere l’acqua e il sole al Nikke faceva venire le bolle, anche se la verità vera era la mancanza di presenze femminili, il non poter uscire la sera dopo cena, insomma andare al mare ma rimanere nello stesso momento a casa (tutto cambi perché nulla cambi).

Infatti la vita giornaliera era pressoché la stessa. Sveglia alle 7, colazione veloce, pulizie generali, studio fino alle 11, bagni di mare fino alle 12,30, pranzo alle 13, pennichella successiva fino all15, partitella di pallone fino alle 16,30, aribagni di mare sino alle 18, cena alle 19, televisione o pippe fino alle 23,  dopodichè tutti a nanna. (cosa succedeva dopo le 23 sarà oggetto di una prossima puntata)

In quel mese (che ho già cancellato dal mio calendario diceva il Nikke) il fratello maggiore che coadiuvava il direttore era uno studente di medicina in prossimità di laurea. Questo oscuro soggetto che in seguito diventerà il quarto dei peones, alle 6,45 entrava nelle camere, faceva due urlacci e se ne ritornava a letto. Verso le 10 lo si vedeva apparire con una bracciata di libri, si posizionava il  tavolo sotto il pino (guai ad occuparglielo), andava a prendere il gatto, che sicuramente pesava 15 chili dalle tante vitamine che gli somministrava e cominciava a studiare sottolineando tutte le righe che aveva letto.

Una mattina entra nella nostra camera e fa il solito urlaccio SVEGLIA STRONZIIIII. Il Nikke presumibilmente tra il sonno gli rispose con un bel vattelo a prendere nel culo.
In meno di un secondo il laureando afferrò uno zoccolo e glielo sbattè violentemente sul capo tanto da farlo saltare dal letto. Appena uscito il Nikke ci rifilò una serie di madonne che sembravano litanie.

Fino alle 10 tutto filò liscio, ma si vedeva che il Nikke stava rimuginando qualcosa, non si schiodava dal giardino tenendo sempre sott’occhio il tavolo con lo studentello impegnato. Noi lo sollecitavamo a fare qualcosa per ammazzare il tempo  lui rispondeva “ora vengo”.

Verso le 11,30, come spesso accadeva, il dottorando si appisolò sui libri ( e quando dormiva era praticamente morto) e fu in quel preciso istante che il Nikke si tolse gli zoccoli, si avvicinò al tavolo come una volpe, battè un colpetto sul tavolo per vedere le reazioni, sfilò il libro da sotto un braccio e cominciò a sottolineare 60 pagine ancora non lette. Rimise il libro sotto il braccio e si mise a sedere nella panchina poco distante.

Alle 12 o poco più il Nikke si alzò andò alla cabina telefonica del refettorio, sollevò la cornetta e l’appoggiò sulla mensola. Riusci in giardino e gridò DOTTOREEEEEEE AL TELEFONOOOOO. Ci fu un sobbalzo, lo sguardo un po smarrito e una corsa verso l’apparecchio. Ma non cè nessuno disse affacciandosi alla finestra. Devi dormire meno gli rispose il Nikke, io ti ho chiamato almeno 5 volte, richiameranno!
  
Il quasi dottore ritornò al tavolo, guardò il libro e quasi con compiacimento parlando tra se e se “pensavo di aver studiato meno”. La classe non è acqua  sembrò rispondergli il Nicche.

Questa operazione di sottolineatura il Nikke la ripetè, durante tutto il mese, ogniqualvolta che l’aspirante dottore  si addormentava.

Nel mese di settembre il dottorando doveva sostenere uno degli ultimi esami (o l’ultimo non ricordo) prima della tesi e il Nikke si prenotò per accompagnarlo all’università di Siena come sostegno morale e per fare una bella bevuta ad esame concluso.
Il quasi Dottore che fondamentalmente era un timido, ringraziò masticando le parole, ma si notava che la cosa lo aveva colpito perché non se lo sarebbe mai aspettato certamente dal Nikke.

Il giorno 12 il Don di mattina presto, tirò fuori il pulmino, lo fece lavare e alle 8,30 ci imbarcammo per Siena.
Durante il viaggio il quasi dott. Ostentava sicurezza e il Nikke ci dilettava con le solite barzellette zozze, le solite battute a cazzo di cane (come le definiva lui), sul cosa sarebbe avvenuto nel futuro ecc, ecc.

Alle 11 Il segretario di commissione chiama il fatidico nome, il candidato entra nell’aula e noi sul palco degli ospiti.
Espletati i soliti convenevoli il Professore si rivolge al candidato con la stentorea frase di rito “guardiamo di non sciupare la media mi raccomando” e comincia con la prima domanda alla quale il dottorando risponde da par suo. Dalla terza domanda in poi comincia il dramma, il candidato balbetta, si inceppa, farfuglia e si blocca.

Il professore che poi sarebbe stato anche il relatore della tesi si alzò in piedi e quasi gridando con imperio gli disse, neppure il mio gatto le farei curare. Appena finita la frase il Nikke si alzò in piedi e rivolto al professore gli disse: Ennò professore il gatto dello studente pesa 15 chili sarà il suo da curare davvero e poi guardi qui LUI ha studiato e ci sono le prove, TUTTE LE PAGINE STUDIATE SONO PURE SOTTOLINEATE disse sventolando il tomo della materia.

In automatico fummo espulsi dalla piccionaia ( il palco) e in religioso silenzio aspettammo fuori dell’aula il candidato. Il DON che non si rendeva conto andava ripetendo mah, non è da lui, non è da lui!.

Improvvisamente si apre la porta e il quasi DOTT. esce a capo basso accompagnato dal professore che voleva salutare il DON
Quando furono vicini al nostro gruppo il quasi dott si avvicinò al Nikke sussurrandogli a denti stretti, questa volta me la paghi cara davvero figlio di.......
Intanto il Professore si lagnava con il Don perché non sapeva spiegarsi come uno studente come quello avesse potuto avere una defaillance cosi smisurata

A quel punto il Nikke si avvicinò al professore dicendogli, guardi dottore io posso spiegarglielo bene perché è stato un caso del tutto fortuito di cui io sono stato testimone: e cominciò a snocciolargli tutta la storiella dell’estate. Il professore che era oltre che spiritoso anche una gran brava persona si rivolse al laureando e gli gridò…essere stronzi non paga, ci si vede il 4 ottobre e andandosene aggiunse, e voglio un 30.

Nota : volutamente sono omessi i nomi per correttezza, ma tutti sapranno chi è il laureando che è poi diventato il medico di famiglia di tutti noi o della maggior parte di noi e il DON che è ancora il nostro santo protettore anche se c’ha da poco lasciato, ma che la sua mano si sente ancora sulla nostra spalla.

E allora che dire, ciao ragazzi e ciao tempo che fu  passato assieme.
giò







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